Marte in Ariete by Alexander Lernet-Holenia

Marte in Ariete by Alexander Lernet-Holenia

autore:Alexander Lernet-Holenia [Lernet-Holenia, Alexander]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Adelphi
pubblicato: 2023-04-06T22:00:00+00:00


IX

Si trattava di una località di un centinaio di case. C’erano anche parecchie trattorie – o meglio mescite di vino. La valle era attraversata da un fiume, l’Orava. La ferrovia correva lungo il fiume. Ancora, a quell’epoca, i treni andavano e venivano dalla Polonia. Ma di lì a breve il traffico ferroviario sarebbe stato interrotto.

Su una delle alture circostanti si scorgevano le rovine di una chiesa. Era ancora un resto di quell’epoca remota che con le sue numerose costruzioni aveva inanellato, come per sigillarle, le alture di tutta la regione – Wallmoden non sapeva se per difendere la campagna dai turchi o dai polacchi, o per quale altro motivo. Egli si sedette più volte ai piedi di quelle mura diroccate per guardare in lungo e in largo la valle che in quel punto piegava intorno al colle delle rovine come intorno ai contrafforti di una catena montuosa. Il cielo era nuvoloso, ora più ora meno, e ogni tanto pioveva. Poi tornò il sole, il vento soffiava sui prati, le greggi pascolavano e le api ripresero a ronzare. In fondo alla valle serpeggiava la strada, simile a un nastro, e da essa giungeva l’assillo di rumori diversi, il rombo degli automezzi, le voci degli uomini e i latrati dei cani.

In paese Wallmoden comprava uova, polli e sigarette slovacche. Il vino che c’era finì molto in fretta. Un paio di volte Wallmoden fece il bagno nel fiume. Era un fiume gelido (sembrava che nascesse da qualche lontana regione del Nord) e anche molto torbido, l’acqua era fangosa, o meglio sabbiosa. Wallmoden pensò ai molti fiumi su cui era passato. Tutti scorrevano tristemente, come se scaturissero da remote profondità. Una volta, mentre camminava lungo la ferrovia, Wallmoden vide passare un direttissimo. Veniva evidentemente da Pest o da Presburgo, ed era diretto a Cracovia o a Varsavia. Aveva la carrozza ristorante e i vagoni letto. Ma passò così veloce che Wallmoden non riuscì a scorgere con esattezza i passeggeri. Fu come se volti di fantasmi gli sfrecciassero davanti. Gli parve che il treno provenisse da un altro mondo e anche fosse diretto in un altro mondo. Perché quello in cui lui si trovava non era un vero mondo; era qualcosa come un mondo a metà.

La distanza da Zakopane non era più molto grande. Dall’altura con le rovine della chiesa si riuscivano a vedere i monti Tatra. C’era gente che era stata in quella regione per cacciare, tra gli altri animali, i camosci, come per esempio uno zio di Wallmoden, il quale poi aveva spesso raccontato dei laghi montani negli Alti Tatra. A Wallmoden sembrò tuttavia che i laghi non fossero più là, ma in una zona molto diversa di cui suo zio gli aveva parlato. Suo zio era stato qui prima del Novecento. Sembrava ormai passata un’eternità da allora, adesso tutto giaceva in un totale abbandono, come se si sapesse che né lui, lo zio, né la gente come lui sarebbero tornati mai più, e come se tutta quella contrada fosse sparita.

Il giorno 27



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